Sull'acqua by H. M. Van den Brink

Sull'acqua by H. M. Van den Brink

autore:H. M. Van den Brink [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marsilio
pubblicato: 2020-01-03T23:00:00+00:00


3

Silenzio. Dietro di me è cessato lo scricchiolio della costruzione in legno. Sento ancora freddo solamente ai piedi e nella punta delle dita. Me lo immagino oppure neanche il fiume si muove più?

C’è un momento, ci dev’essere un momento poco prima che l’acqua raggiunga il punto di congelamento in cui non scorre più ma è ancora liquida. Una frazione di tempo prima che il cristallo di ghiaccio si formi e si espanda nello spazio con uno scricchiolio impercettibile, staccandosi, specchiandosi, duplicandosi, ampliandosi come un fulmine in tutte le varianti previste dall’aritmetica, fino agli angoli più remoti della massa d’acqua, che si irrigidisce immobile delineando una sagoma magnifica, una smorfia gelida. Un’onda può ghiacciare nel suo movimento, schiuma e bolle d’aria incluse. Ma poco prima che questo accada, immagino, c’è un attimo di silenzio nell’acqua che si innalza. Il silenzio che precede l’immoto. Questo è il silenzio che percepisco.

C’è un’altra cosa. Una storia che mi raccontò David una volta. Gli antichi greci, disse, credevano che tutte le cose nell’universo un tempo fossero unite le une alle altre. Un tutt’uno in un’armonia assoluta. Immobilità. Il silenzio deve essere stato assordante. Poi, un giorno – c’erano i giorni? – quell’armonia fu sconvolta e con un botto enorme il mondo si frantumò. Tutto si sdoppiò. Da allora le due metà di ogni cosa, che combaciano perfettamente, vagano dappertutto nello spazio cercandosi senza riuscire però a trovarsi. Solamente molto di rado, per un caso pazzesco su milioni di possibili incontri, le due metà si ritrovano. Deve trattarsi di un moto veemente, un momento di estasi talmente grande che il tempo si ferma. Talvolta penso che David e io siamo stati due di quelle particelle che si cercavano.

Ma non sono neanche sicuro di aver ricordato bene il racconto e se la ricerca dell’altra metà abbia qualcosa a che vedere con la fisica, oppure con lo sport. Forse è solamente amore. Ma almeno ora so che per l’amore, e per la felicità, ti puoi allenare molto bene. Ho scoperto che devi poter osare di farti del male per poterti avvicinare all’istante in cui gli opposti si riuniscono. Se ciò non accade, e di solito non accade, vi è solamente il dolore. E una magra consolazione: se non altro senti che stai vivendo.

Silenzio. Come prima della partenza di una regata importante. Il mormorio degli spettatori cessa. Il sole splende alto nel cielo. Alzi la mano in direzione del giudice di gara, poiché la tua imbarcazione non è ancora ben allineata. Ma finalmente tutto è a posto. Equidistante dalle altre imbarcazioni, in mezzo alle boe. Hai messo le dita nell’acqua e hai spruzzato un po’ di liquido sul tuo carrello, così da essere sicuro di non scivolare tra poco. Reprimi l’istinto a portarti un goccio d’acqua alla bocca secca. Hai asciugato di nuovo con cura le dita per impugnare bene il remo. Hai girato i dadi del puntapiedi, lo stroppo dello scalmo. Tutto è ben stretto. Il sole brucia. Sulle mani e sulle dita che stringono ancora una volta il legno del remo.



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